sabato 18 agosto 2012

cuore e cervello

tanti bei discorsi, tanta razionalità, tante profonde riflessioni su me stesso, sul senso della vita, sul passato e sul futuro e poi...

tutte le mattine mi sveglio e c'è quell'istante che in cui ancora non sono sveglio nel quale mi giro verso di lei e lei non c'è. Non ci sarà più. Mai più.

Da lì comincia la nuova odissea nella mia sofferenza. 

Ripetermi 100 volte: "devi andare a lavorare, non puoi permetterti di perdere il lavoro"; costringermi a fare colazione senza vomitare, altrimenti non posso prendere l'antidepressivo. Obbligarmi a mangiare qualcosa prima delle 4 di pomeriggio. Cercare di non entrare dai clienti singhiozzando. Non rispondere male al telefono al capo o ai colleghi.

E arrivare alle 9 di sera per poter prendere il sonnifero e chiudere un'altra giornata.

E la mattina dopo si ricomincia.

Finirà?

Ci sono passati tutti... La vita è così... Le storie finiscono... Bla Bla Bla.

Io darei quasi qualsiasi cosa per poter tornare indietro. Ho detto quasi perchè mia figlia non riuscirei a sacrificarla. Ma su tutto il resto non ci penserei un attimo.

Io sarò anche un tipo un po' drammatico e probabilmente sto esagerando, ma ci sono momenti in cui la sofferenza è - semplicemente - insopportabile.

Dirò una cosa per niente politically correct: non avessi avuto l'educazione che ho avuto, non fossi stato la persona sensibile e delicata che sono, forse anch'io avrei potuto finire sui giornali per qualche scena inaccettabile.
L'idea che non sarà mai più mia ed anzi sarà di un altro mi dilania il cuore e devasta l'anima.

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