domenica 7 ottobre 2012

spiacente

sono spiacente.

Lo so che voi affezionati lettori aspettate di leggere buone notizie su questo blog ma io, purtroppo non ne ho. 

Casa nuova, compagni nuovi, mobili nuovi. Ormai mi sono organizzato con il lavoro, con il furgone, con la spesa, con la lavatrice e persino con la cucina.

Come direbbe la mia prima lettrice "sto provvedendo alla mia manutenzione". 

Tutto questo non basta. La "fatica di vivere" sta diventando insopportabile. Col tempo avrebbe dovuto migliorare e invece sta diventando persino peggio, se possibile.

Anche ammesso che la colata lavica del post precedente si stia muovendo, sta facendo un millimetro al giorno e deve percorrere circa 250km.

Sono preso in un circolo vizioso dal quale non riesco ad uscire. Non voglio vivere senza di lei e non posso più vivere con lei. Sono semplicemente un uomo distrutto.

Vorrei...

...che mi amasse.

7 commenti:

  1. Penso sia frustrante fare dei passi e trovarli insufficienti. Sembrano inutili quando la sofferenza ti morde, ma sono inutili? E la sofferenza per una relazione, direi finita, serve? E' difficile fare dei passi se non si vuole, o può, andare verso qualcosa, si torna spesso al punto di partenza, doloroso, ma familiare. E qualcuno ti può aiutare?

    RispondiElimina
  2. Nessuno mi può aiutare.
    Solo lei potrebbe, tornando a dirmi Ti Amo. Non accadrà.
    Un giorno, mi dicono, smetterò di "tornare spesso al punto di partenza"... Dovesse accadere te lo farò sapere.

    RispondiElimina
  3. Temo che il famoso punto di partenza in realtà non esista più. Dopo così tanto dolore, e solitudine, disperazione, angoscia... cosa sarà rimasto di ciò che eri?
    Non c'è più quell'uomo e se per un momento ti ritrovassi ancora accanto quella donna, probabilmente la detesteresti per la sua presunzione di meritarti, per il costo umano che ha avuto per te, per la scarsa gratitudine verso questo tuo soffrire così lacerante. Ma questo è più facile pensarlo dall'esterno, o da lontano.

    Una domanda, per capire meglio: facendo finta che la colpa della fine delle relazioni sia soprattutto di uno dei due, in questo caso a chi la daresti?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. razionalmente sono d'accordo con te, caro il mio anonimo, sicuramente tutta la sofferenza che ho provato e sto provando mi ha cambiato (mi ha devastato, direi).
      E, in effetti, un po' detesto "quella donna" non per la presunzione di meritarmi ma per la presunzione che IO SONO STATO FORTUNATO A MERITARE LEI (per un certo periodo).

      A chi darei PIU' colpa?
      Di nuovo, razionalmente, penso che la colpa sia più sua che mia, se non altro per un motivo: quando lei mi ha detto "COSI' NON VA", in realtà intendeva "E' FINITA". E tutto quello che io ho fatto dopo quel momento, tutti gli sforzi umani, disumani e sovrumani con il cuore in mano che ho fatto lei non li ha neanche guardati, perchè ormai aveva già deciso che era finita.

      TUTTO QUESTO, PERO' vale solo se ci mettiamo la razionalità e se mi costringo a ragionarci sopra.
      Se lascio rispondere il mio cuore o il mio fegato aggrovigliato la risposta è una sola:
      E' COLPA MIA. L'AMAVO, L'AMO ANCORA, HO SBAGLIATO IO PERCHE' NON SONO STATO IN GRADO DI FARLA CONTINUARE AD AMARMI E DAREI QUALSIASI COSA PER FARLA TORNARE AD AMARMI.

      Elimina
  4. Carissimo provo a ricordare il mio percorso di uscita da quel dolore che con le tue parole mi fai tornare molto bene in mente.
    Mi sono imposta di continuare a fare tutte le cose che facevo prima della rottura: andavo al cinema, anche se spesso non mi ricordavo cosa avevo visto, uscivo con gli amici anche se non mi divertivo affatto,andavo a lavorare con fatica, mi sono trovata nuovi compagni per continuare a viaggiare anche se i confronti non finivano mai.....
    Ero certa che avrei ritrovato il piacere che tutte queste cose mi davano, anche senza di lui. Ed è stato così e ho scoperto anche tante cose nuove che mi davano piacere e che davano un senso alla mia vita.
    Ci sono stati anni, dopo, in cui mi sono sentita così potente per questa ricerca fatta senza un uomo vicino!
    Poi è arrivato anche lo spazio per un nuovo amore.
    Mi piacerebbe sentirti parlare un po' di te, della tua vita, delle cose che ti piace o ti piaceva fare, delle piccole cose che ti danno sollievo (oltre a tua figlia naturalmente)..
    Non si esce di colpo da questo dolore, ma a piccoli passi.
    Anche se all'inizio non leniscono il dolore è importante non fermarsi.
    Tu con la costruzione della tua indipendenza di passi ne stai facendo, anche se mi sembri scoraggiato dal fatto che il dolore non cala.
    Abbi pazienza e non ti fermare
    un abbraccio
    VilmA

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh, Vilma...
      questo messaggio mi ha commosso. Qualcuno che capisce in che abisso di dolore sono precipitato (oltre la mia mamma che fatica a capire ma comprende).

      comincio dalla fine: sono devastato dal fatto che il dolore non cala. Sono passati mesi. Mesi di riflessioni, di parole, di pianti, di psicofarmaci. Mesi in cui sono pesato addosso a mia madre, la quale si è ritrovata di colpo sul groppone le rovine di suo figlio.

      Mi sento in trappola. Sto male oltre l'immaginabile, non ho potuto e non posso farla finita perchè ho una figlia e sarebbe un atto di inaccettabile egoismo lasciarla sola. Ho passato lo scorso fine settimana alternando film al PC per smettere di piangere e gocce di sonnifero per non stare sveglio.
      Oggi ho lavorato per 6 ore piangendo ininterrottamente. Sembra che il dolore aumenti invece di diminuire.
      Mi sento in trappola perchè sento che l'unica cosa che potrebbe "curarmi" sarebbe un suo abbraccio consolatorio ed è l'unica cosa che non posso avere. Ho scritto e cancellato decine e decine di messaggi per lei e non le ho mai scritto niente perchè so che non servirebbe eppure è l'unica cosa che vorrei... vorrei che lei mi amasse.


      Mi chiedi di parlare della mia vita, delle cose che mi piacciono e mi danno sollievo. Il problema è - anche - qui.
      Io NON AVEVO una vita mia. Vivevo quella che credevo la nostra. Non ho amici con cui uscire, non ho compagni con cui viaggiare. Avevo solo lei e i NOSTRI amici, I SUOI compagni. Ogni cosa, per me, passava attraverso lei. Lei veniva prima di tutto e tutti (mia figlia a parte e neppure sempre).

      Mi rendo conto - adesso - che questo è parte del problema e non della soluzione. Ma è facile parlare adesso. Io soffro oltre quello che credevo sopportabile. Non so come riesco a farcela e non so neanche se davvero ce la farò. Ci sono dei giorni in cui mi sembra impossibile arrivare a sera.

      Restatemi vicino, vi prego.

      Elimina
    2. Ma tu non hai cominciato a vivere quando hai incontrato lei. C'era un prima, prova a ripartire da là, a rintracciare amici, interessi, desideri...
      Mi viene in mente che a me davano molto sollievo le pratiche corporee: massaggi rilassanti, massaggi shiatsu, yoga, che se di gruppo mi permettevano anche di incontrare persone nuove e poi mi coccolavano un po'. Perchè in questi momenti servono molto delle coccole!! E poi mi serviva tanto parlare con le mie amiche...e tu su questo blog mi sembra che nei hai diversi di amici!
      Ti abbraccio
      A presto

      Elimina